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Abiterò nella casa del Signore
(Sal 23,6)


«O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...» (MR 143).

La colletta della I domenica di Quaresima ci induce a considerare la dinamica “sacramentale” di questo tempo liturgico. I quaranta giorni che la costituiscono si presentano di fatto come un percorso di iniziazione sacramentale. Questo non solo perché, a Pasqua, oggi come nell’antichità, si porta a compimento il percorso di iniziazione cristiana dei catecumeni, ma anche perché tutti i credenti, mediante la penitenza, vengono coinvolti integralmente in questo itinerario battesimale. In virtù di questa disposizione la Chiesa celebra la Quaresima come tempo dal duplice carattere penitenziale e battesimale (SC 109). Fin dal nostro battesimo noi siamo innestati in Cristo e incorporati nella Chiesa.

Questo cammino penitenziale e battesimale restituisce la consapevolezza che la Chiesa è realmente sacramento del corpo di Cristo, mediazione efficace della presenza di Dio:

«Dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. Il parallelo tra il primo e il nuovo Adamo è sorprendente: come dal costato del primo Adamo, dopo aver fatto scendere su di Lui un torpore, Dio trasse Eva, così dal costato del nuovo Adamo, addormentato nel sonno della morte, nasce la nuova Eva, la Chiesa. Lo stupore è per le parole che possiamo pensare che il nuovo Adamo faccia sue guardando la Chiesa: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne” (Gen 2,23). Per aver creduto alla Parola ed essere scesi nell’acqua del battesimo, noi siamo diventati osso dalle sue ossa, carne dalla sua carne» (Desiderio Desideravi n.14).

Nel tempo di Quaresima ci è dato di purificare il nostro sguardo attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina per poterci riconoscere “osso dalle sue ossa e carne dalla sua carne”. Nella identità ritrovata di Figli di Dio, attraverso i sacramenti, incontriamo nella nostra carne umana la carne del corpo glorioso di Cristo risorto. Questo è il mistero che la liturgia custodisce e ci consegna perché si alimenti la nostra fede nella potenza trasfigurante dell’amore di Dio che ci fa gustare l’essere, nella Chiesa, suo corpo vivente, comunità di salvati.

Anche noi allora, con le parole del Salmo 23, manifestiamo il desiderio di abitare la casa del Signore. Questo salmo che siamo invitati a pregare nella liturgia della Parola della IV Domenica di Quaresima esprime da un lato la cura di Dio per il suo popolo, dall’altra lo stupore dell’uomo per tutti i suoi benefici. Tutto il salmo è pervaso da un senso di fiducia in Dio che, come il pastore fa con il gregge, si prende cura di Israele. Come battezzati siamo chiamati a riconoscere in questo testo l’identità di Cristo che come il buon pastore (Gv 10,1-21) conduce l’umanità ad un nuovo pascolo. Nella risurrezione di Cristo veramente possiamo affermare: “il Signore è il mio pastore non manco di nulla”. Nel compiersi del mistero pasquale ci viene donata la pienezza della vita perché gustiamo che nel suo amore non ci manca più nulla, perfino la morte è sconfitta.

Questo apre per noi un orizzonte nuovo che ci fa scoprire un modo nuovo di vivere la vita. Allora anche noi fin d’ora desideriamo “Abitare nella casa del Signore”, sentire la Chiesa come la nostra casa, un luogo di relazioni da abitare e non un fenomeno da interpretare secondo categorie socio politiche. La Chiesa, come ci ricorda papa Francesco, non è una ONG (Udienza del 23 ottobre 2013), ma la famiglia di Dio chiamata ad annunciare la passione, morte e risurrezione di Cristo. Dall’altro lato “Abitare la casa del Signore” non significa però rinchiudersi in uno spazio isolato, appartato rispetto agli eventi del mondo, vedere in essa un luogo destinato ad una piccola élite, ma essere consapevoli che la Chiesa annuncia il Vangelo proprio attraverso la dimensione della fraternità. E proprio in un contesto di guerra e forti tensioni internazionali, come quello attuale, l’atteggiamento della fraternità risuona in tutta la sua potenza profetica ed evangelizzante. Non possiamo salvarci da soli e nemmeno possiamo essere cristiani da soli! Riscoprire il dono della comunità come via per la nostra salvezza.

In questo siamo provocati dall’immagine significativa della casa di Betania, con cui la Conferenza Episcopale desidera accompagnare il cammino delle diocesi italiane in questo secondo anno sinodale. Il secondo cantiere di lavoro infatti è sul tema della casa:

«Le comunità cristiane attraggono quando sono ospitali, quando si configurano come “case di Betania”: nei primi secoli, e ancora oggi in tante parti del mondo dove i battezzati sono un “piccolo gregge”, l’esperienza cristiana ha una forma domestica e la comunità vive una fraternità stretta, una maternità accogliente e una paternità che orienta. La dimensione domestica autentica non porta a chiudersi nel nido, a creare l’illusione di uno spazio protetto e inaccessibile in cui rifugiarsi. La casa che sogniamo ha finestre ampie attraverso cui guardare e grandi porte da cui uscire per trasmettere quanto sperimentato all’interno – attenzione, prossimità, cura dei più fragili, dialogo – e da cui far entrare il mondo con i suoi interrogativi e le sue speranze» (CEI, I cantieri di Betania, p.9).

In continuità con quanto ricordato dalla CEI il tempo della Quaresima è anche un tempo di conversione dove riscoprirsi parte della comunità ecclesiale e mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito Santo suscita in essa. Il tempo di Quaresima rappresenta un’opportunità di conversione per scoprire la nuova possibilità di vita che è data in Cristo Gesù.

In quest’ottica l’immagine che accompagna il tempo di Quaresima e di Pasqua per la nostra diocesi sarà quella della Pentecoste. È lo Spirito Santo che costituisce la Chiesa e la rende dimora accogliente per tutti. Solo sotto l’azione dello Spirito le nostre comunità cristiane possono essere luogo dove rimanere nell’amore del Signore e sperimentare la salvezza negli atteggiamenti di accoglienza dei fratelli e delle sorelle.



Ufficio diocesano per la pastorale liturgica e la musica sacra



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don Carlo Dalla Verde
Direttore Ufficio Liturgico e Direttore Casa S. Fidenzio
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