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"Sul silenzio", la prima lettera pastorale del Vescovo Domenico
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Perché Andrà tutto nuovo?

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Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro

Tornerà tutto come prima? No, “Andrà tutto nuovo”
Ogni narrazione potrà diventare momento di vera comunità

Di Mons. Alessandro Bonetti
Vicario episcopale per la pastorale

Tutti attendiamo di tornare alla normalità: mancano pochi giorni alla riapertura delle chiese e finalmente si potrà tornare a Messa. “Tutto tornerà come prima!”. All'inizio della pandemia molti dicevano: «Andrà tutto bene!». È la tipica frase dei film americani, anzi forse incarna il sogno americano. Certo, tutto andrà bene! Si ascolta l’inno nazionale, si canta Azzurro dal balcone di casa, si impasta la pizza. Possiamo farcela, siamo forti. Purtroppo però ci siamo accorti che questo non era un film. Siamo quindi passati al “dobbiamo resistere”. La resilienza è una caratteristica tipica dell’italiano. Nei momenti difficili, l’abitante dello Stivale sa dare il meglio di sé: noi siamo quelli che nelle difficoltà ce la sappiamo cavare sempre. Anche le nostre comunità cristiane, con i loro intraprendenti pastori, per poter stare vicino al loro gregge hanno escogitato infinite iniziative, talora anche un tantino bizzarre, sempre in attesa che tutto ritorni come prima. Purtroppo o per un disegno della Provvidenza, non potrà “andare tutto come prima”.

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Ascoltare, dialogare, camminare: ecco di cosa abbiamo bisogno
Come i discepoli di Emmaus oscilliamo tra la nostalgia e la profezia

Di Mons. Martino Signoretto
Vicario episcopale per la cultura

“Solo tu sei così straniero da non sapere?”. Questa domanda, un po’ provocatoria, che i due discepoli di Emmaus rivolgono al loro nuovo compagno di viaggio, un Gesù irriconoscibile, lascia pensare che ciò di cui parlavano era veramente sulla bocca di tutti, in quei giorni di Pasqua. C’era bisogno di parlarne: parlarne mentre si cammina allontanandosi da Gerusalemme, luogo della delusione; parlarne recandosi in un posto diverso, Emmaus, luogo di antiche vittorie (1 Mac 4,1-15). A quanto pare, però, per i due discepoli, Emmaus rievoca più un luogo di nostalgia che di profezia. I due discepoli non lo sanno, ma… “andrà tutto nuovo”. Hanno bisogno di essere ascoltati e sostare nella loro tristezza, di non scacciarla in fretta. Fermarsi col volto triste? Sì, fermarsi un attimo, uscire dallo stordimento di chi corre come una giostra, per entrare in modo più profondo in quello che stanno provando, in quello che stanno vivendo. Non si rendono conto che chi li sta ascoltando, li accompagna a sconfinare oltre il perimetro dei loro ragionamenti umani.

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Se hai bisogno di altre informazioni contatta la persona o l’ufficio diocesano di riferimento
mons. Alessandro Bonetti
Vicario per la Pastorale
045 8083723